Fendibilità

La fendibilità è la propensione del legno a spaccarsi lungo il senso delle fibre che lo compongono. Infatti facendo pressione sul legno con un cuneo è possibile penetrarlo vincendo la forza che tiene unite le fibre tra loro. Più è alto il grado di intensità di sforzo necessario a fendere il legno tanto più sarà poco fendente il legno. Viceversa, se per fendere il legno lo sforzo applicato è minimo, allora la fendibilità del legno risulterà estremamente elevata.

Un altro aspetto che potrebbe suggerirci il grado di fendibilità del legno è dato dalle sezioni di rottura dello stesso. Esempio: quando fendiamo un pezzo di legno le sezioni risultati potrebbero essere regolari e diritte o, d’altro canto, irregolari.

Il legno più adatto alla fenditura risulta essere quello con fibre lunghe e privo di nodi. Troviamo in questa categoria l’abete di prima qualità.

Attitudine al taglio

Questa proprietà muta notevolmente da legno a legno; non solo, ma cambia anche tra pezzi della stessa essenza. Mentre nella proprietà della fendibilità si parlava della facilità o meno si separare il pezzo di legno nel verso delle fibre, qui stiamo parlando della facilità di tagliare il legno o in senso trasversale, o lungo le fibre, o nel senso normale alle fibre (detto taglio di testa). Quindi in poche parole, non stiamo separando le fibre le une dalle altre con una semplice pressione, ma le stiamo letteralmente strappando, le stiamo attraversando con il nostro attrezzo quale lo scalpello, la sgorbia, la pialla, la sega ecc.

In genere i legni dolci e omogenei possono essere piallati e tagliati in tutti i sensi, mentre se volessimo applicare una piallatura di testa dovremmo scegliere un legno compatto e duro per lavorare meglio sprecando meno energie!

Flessibilità

Questa proprietà indica il grado di facilità con cui un pezzo di legno, una volta sottoposto a curvatura, mantiene a lungo tale forma soprattutto dopo aver cessato di esercitare la pressione atto a curvarlo.
L’effetto curvatura è dato possibile proprio dalla composizione del legno: infatti le fibre possono essere compresse e dilatate.

Un consiglio: e avete intenzione di curvare un pezzo di legno allora dovreste scegliere un legno che è poco adatto alla fendibilità! Infatti queste due proprietà (fendibilità e attitudine alla curvatura) sono strettamente correlate in maniera inversamente proporzionale: quanto più un legno è fendente tanto meno sarà possibile curvarlo in quanto le fibre sono più atte a spezzarsi.

Tra i legni più difficili da curvare troviamo quelli a “cuore rosso” come:

  • il rovere,
  • l’acero,
  • il noce,
  • tutti gli altri alberi a cuore rosso

Mentre i legni più facile da curvare sono principalmente quelli a “cuore bianco” come:

  • il frassino,
  • il faggio,
  • il larice,
  • tutti gli altri alberi a cuore bianco

Una superficie curva si può ottenere in due diversi modi:
o si cerca di piegare il legno inserendolo tra due forme nel caso in cui il legno da piegare sia abbastanza robusto
oppure piegando semplicemente il legno nel caso in cui quest’ultimo risulta sottile e di facile malleabilità.

Tuttavia, in entrambi i casi, è opportuno prestare attenzione durante la fase di curvatura (detta serraglio) agendo in modo graduale per evitare che le fibre del legno possano spezzarsi.

Grado di pulimento

Questa proprietà, come contenuto nel nome, indica proprio la facilità di rendere pulito il legno nell’ultima e delicata fase di lavorazione del legno quale la rifinitura.

Le essenze dure, semi-dure ed esotiche garantiscono un ottimo grado di pulimento e quindi di lucidatura. In parole povere le superfici risulteranno perfettamente levigate donando al legno la bellezza delle sue venature, il calore del suo colore e altri elementi estetici essenziali per un mobile di un certo valore.

Questa proprietà, come si deduce, è estremamente importante per chi lavora con il legno ed è strettamente connessa con le proprietà fisiologiche come l’omogeneità, la densità e la porosità.

Plasticità

La plasticità è una proprietà che non ci interessa da vicino e in quasi tutti i casi non ne avremmo mai bisogno. Infatti questa proprietà indica il grado di conservare una forma stampata sulla sua superficie da parte di un’essenza legnosa.

Tra le altre proprietà del legno possiamo elencare la porosità, l’igroscopia, l’omogeneità, il ritiro e la dilatazione, l’aspetto, il colore e l’odore.

Porosità

E’ una proprietà di un’essenza legnosa che indica la quantità dei vasi e la loro ampiezza. Un legno è più poroso quanto più è elevato il numero dei vasi e quanto più questi ultimi sono grandi.

Questa proprietà e strettamente correlata con il grado di pulimento. Infatti più il legno è poroso tanto meno è possibile ottenere una lucidatura perfetta.

Igroscopia

Questa proprietà indica il potere da parte del legno di assorbire e di espellete l’umidità. Come si evince questa proprietà incute un po’ di timore in tutti coloro i quali lavorano con del legno che possiede in modo accentuato tale proprietà. Ne consegue che dovremmo tenerci alla larga da tutte quelle essenze che presentano una struttura grossolana poiché non è né possibile ottenere una  superficie perfettamente pulita, né avere una garanzia di stabilità, entrambi aspetti fondamentali richiesti per la lavorazione del legno per la costruzione di serramenti e mobili.

Omogeneità

Questa caratteristica è posseduta dalle essenze che hanno una struttura assai densa. Infatti è possibile eliminare dal legno stesso le parti cresciute in autunno da quelle cresciute in primavera.

Un ottimo esempio ci viene fornito dalle conifere, alberi privi di fibre che presentano delle zone chiare contrapposte ad altre di colore più scuro (solitamente questa parte è quella più resistente e compatta).

La non omogeneità rende il legno di difficile lavorazione, infatti le zone tenere  tendono a creare delle ondulazioni poco visibili ad occhio nudo, ma assai sensibili al tatto.

Ritiro e dilatazione

Ogni essenza legnosa è sottoposta a questa proprietà assai dannosa per il falegname che devein tutti i modi cercare di evitare che il legno si dilati o si ritiri con il passare del tempo.

Tale fenomeno è in stretto rapporto con la struttura stessa delle fibre legnose; perciò si manifesta sotto forme più o meno gravi da essenza a essenza.

Questi movimenti sono dovuti all’igroscopicità del legno. I primi effetti vistosi si presentano dopo la fase di stagionature ed essiccazione, per poi manifestarsi in maniera più accentuata durante il susseguirsi delle varie temperature stagionali come inverno, primavera ed estate.

Nei casi più gravi si possono verificare strani effetti come l’imbarcatura del legno, spaccature e rigonfiamenti.
Il ritiro del legno, purtroppo, non avviene uniformemente nello stesso pezzo, ma varia la percentuale di calo in base alla posizione che il legno aveva nel tronco, e anche in base alla direzione delle fibre.

Esempi di essenze il cui uso è sconsigliato per la lavorazione di mobili e serramenti a causa della loro struttura porosa e nervosa. Infatti sono spesso soggetti a imbarcamenti e sono atti a ritirarsi molto:

  • platano
  • ciliegio

Aspetto

L’aspetto è quella proprietà che distingue le varie essenze tra loro. Molte superfici legnose sono assai simili tra loro ma è sempre possibile distinguerle se si è in grado di leggere accuratamente le strutture venose presenti nel legno.

Odore e colore

Potrebbe essere necessario sapere se il legno che stiamo maneggiando appartenga a un legno morto prima che esso venisse abbattuto. Per fare ciò ci viene in aiuto il colore; infatti esso rappresenta un’ottima guida per stabilire lo stato in cui versa il legno stesso e quindi capire il suo stato di salute.

D’altra parte l’odore, accoppiato al colore, aiuta invece a distinguere le varie essenze tra di loro.



Ulteriori Articoli che potrebbero interessarti:

  1. Legno dolce o legno duro: caratteristiche e applicazioni
  2. Come proteggere il legno da funghi o “carie del legno”